-Scriviamo un libro.
-A quattro mani?
-Sì.
-Ma abbiamo due modi di fare e di scrivere molto diversi.
-Ci adeguiamo.
-E di che parliamo?
-Amore?
-No, guarda, a parlare delle solite due cose che scrivi tu mi rompo dopo due paragrafi.
-Sempre no mi dici.
-Sarò noioso, che vuoi che ti dica?
-Vorrei che, per una volta, mi dicessi di sì, che prendessi le mie idee con entusiasmo e che mi dicessi che mi vuoi bene.
-Sì! Scriviamo un libro e parliamo della cotta del liceo!
-Sciocco.
-Hai iniziato tu.
-Va beh, ma lo scriviamo?
-Possiamo provare.
-Tu di cosa vuoi parlare?
-Di qualcosa di diverso.
-Tipo?
-Che ne so, su due piedi ti direi di parlare di politica, fare un’allegoria, magari una cosa alla “Porci con le ali”.
-Poi sono io che parlo sempre delle solite cose.
-Cosa intendi dire?
-Che tu due argomenti hai: la lotta di classe e il Toro.
-Beh, vuoi mettere?
-Cosa?
-Non è facile scrivere pezzi sulla politica e sul Toro, sull’amore invece…
-Cosa stai dicendo?
-Che ci riescono tutti.
-Scemo, scrivere un pezzo d’amore è semplice, ma scrivere un bel pezzo d’amore che possa almeno provare a descriverlo è un cosa difficilissima.
-Sarà.
-Minchia quanto ti odio.
-Perchè?
-Saccente del cazzo.
-Oh poverino, si è arrabbiato.
-Vuoi che ti meni?
-Tu?
-Sì.
-Ma non vedi quanto sono diventato grosso da quando vado in palestra?
-Sì, ti vedo che fai fatica a passare tra le porte.
-Coglione.
-Comunque non ti meno.
-Perché sei fifone.
-No, perché sono per l’amore.
-Sfigato.
-Stai zitto.
-Sennò?
-Poi vedi.
-Che paura.
-Aspetta, ce l’ho.
-Cosa? Il pene? Pensavi di averlo perso? Ok che è piccolino, però…
-No, un’idea per il libro.
-Ah sì? Sei serio?
-Mai più di così.
-Sentiamo.
-Una storia d’amore e sullo sfondo la stagione del Toro del ‘91/’92 in Coppa Uefa.
-Un capolavoro.
-Meglio che niente, no?
-Lo facciamo?
-Dai.
-Vado a prende i plumcake, tu pensa alla birra.
-Vorrai dire latte al cioccolato.
-Certo.
-Sei speciale, amico.
-Anche tu, fratello.
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