di Mitcho

2024 – Believe

Di Mitcho mi hanno sempre colpito la sua semplicità e la sua umiltà. 

Lo conobbi in occasione di un live sgangherato organizzato da noi. Avrebbe potuto mandarci a quel paese seduta stante e cos’altro avremmo potuto dirgli? Invece salì su quel palco come se fosse quello del Coachella e ci facemmo una chiacchierata che mi rimase dentro. 

Ecco, Nemesi è un po’ tutto questo. Un disco semplice ed umile, un disco che rimane, per forza di cose, dentro chi lo ascolta. Soprattutto, però, è anche la storia del suo autore. Mitcho, Roberto, nasce a Roma e poi, come un pazzo, si trasferisce a Torino e questo disco parla di questo trasferimento, delle sue emozioni e della sua evoluzione. 

Inizia a cantare in inglese, Waysided (2020) è il primo disco pubblicato. Galeotto, per iniziare a scrivere in italiano, fu un incontro con Motta che, dopo quattro gin tonic, gli disse che scrivere in inglese è come dire di fare l’amore, scrivere in italiano è farlo per davvero. Dai, esiste qualcosa di più poetico di quest’affermazione? E quindi Mitcho si trasforma e inizia a porre le basi per questo disco. 

Disco che, come spesso succede, riflette questo viaggio tra Roma e Torino. Un viaggio di un ragazzo che dalla sua città non riceve più niente, a cui serve cambiare aria per cercare un’alternativa che possa farlo tornare a sentirsi vivo. 

E Mitcho questa storia l’ha raccontata tra le note e i testi del suo disco, essenziale, minimale, poetico come può esserlo un racconto di Hemingway: poche e semplici parole usate per esprimere concetti o parlare di temi più complessi. 

La chitarra e la voce sono al centro di ogni pezzo. Mitcho sviluppa i suoi testi partendo da questi due elementi fondamentali. Senza fronzoli punta dritto all’obiettivo. E ci sentiamo come lui, persi e alla ricerca di qualcosa che possa tornare a dar senso soprattutto alla vita quotidiana. Un po’ come nei romanzi di formazione, dove la tradizione narrativa di sottolineare soltanto gli eventi più clamorosi si scontra con l’essenza della semplicità. 

Le canzoni di Roberto sono istanti, fotografie, immaginari in cui diventa davvero difficile non immedesimarsi. Siamo costantemente con lui, con la sua storia che diventa, ad ogni canzone, anche un po’ nostra. 

Basti ascoltare pezzi come La Lunga Notte, dove Roberto racconta in maniera più netta quel tentativo di affrontare se stesso, quel suo senso di insicurezza, quel mondo dove non sente più di avere una posizione precisa, fino a percepire che quel salto nel vuoto, che dura un viaggio notturno in auto, forse è quel che serve per trovare finalmente un senso. Avrai lo spazio che ci vuole. Quello che serve a tutti. 

Folle a lasciare Roma per Torino, folle per decidere di vivere di musica, folle e basta. 

Ma menomale che ha sposato questa follia, menomale che Nemesi è stato pubblicato, menomale che Mitcho esiste. 

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