di The Spell of Ducks

2024 – The Spell of Ducks 

Giancarlo è un ragazzo di Potenza che si è trasferito a Torino per studiare Lettere all’università. Ha trovato casa in uno dei quartieri del centro in un condominio dove sono quasi tutti universitari fuorisede come lui. 

Si è trasferito definitivamente nel capoluogo piemontese agli inizi di settembre. Ci ha messo poco ad ambientarsi e a conoscere la vita notturna della città. Ha già trovato tanti amici con cui, però, condivide più le birre che lo studio. Si ritrova all’inizio della prima sessione d’esami a non avere alcune parti di appunti che sarebbero fondamentali. Quasi per caso ha scoperto che nel suo stesso palazzo vive una certa Alberta, una sua compagna di studi originaria di Aosta. Nell’imbarazzo generale decide di fermarla una volta che si ritrovano a tornare a casa insieme ma ognuno per conto proprio. Che paradosso. 

Le chiede come si trova a Torino, all’università, coi professori, coi proprietari di casa. Sì, tutto bene, sai Torino non è molto diversa da Aosta alla fine, è solo un po’ più grande. 

Alberta gli dà gli appunti, Giancarlo studia e riesce a prendere un 27 pulito pulito che va in contrasto coi soliti 19 o 20 che prende solitamente. Il merito, si dice, è senza ombra di dubbio dei perfetti appunti di Alberta. Pensa che in qualche modo dovrà pure sdebitarsi e come? Un giorno che si trova a fare la spesa prende, distrattamente, una bottiglia di vino da darle non appena torna a casa. E così fa: sistemata la spesa tra frigo e dispensa si reca all’appartamento della compagna di studi, bussa e lei gli apre. La ringrazia calorosamente, col cuore, e le lascia la bottiglia che, solo in quel momento, si accorge essere di un rosso frizzante. A Giancarlo, il rosso frizzante, fa particolarmente cagare, ma tant’è. 

Passano un paio di settimane in cui i due ragazzi né si vedono, né si pensano, poi, a caso, alla fine di un sabato sera si ritrovano ad aspettare l’ascensore insieme. Un po’ brilli, un po’ allegri. Come stai, fatto serata? Sì, dai ho bevuto qualcosa con gli amici. Divertito? Niente di speciale e tu? Sono stata in discoteca ma non mi sono divertita molto, c’era poca gente. Peccato, la prossima settimana se vuoi puoi uscire con noi, non so se ti divertirai ma sicuramente berrai molto. Questo è un punto a vostro favore allora. Dipende dai punti di vista, dal mio sicuramente sì. Ma senti Giancarlo, io ho ancora quella bottiglia di vino, ti va un bicchiere? Perché no? 

Scendono al piano di Alberta, come finisce la loro serata lo si può immaginare. 

Iniziano a frequentarsi, si divertono, stanno bene e superano tranquillamente le vacanze di Natale e di Capodanno nonostante tornino ognuno nella propria città. Il tempo passa velocemente e la relazione inizia a farsi seria. 

Per le vacanze di Carnevale, Alberta torna a casa dai genitori. E’ un venerdì sera tranquillo, lei sta per uscire con le amiche e mentre le raggiunge in macchina è al telefono con Giancarlo. Parlano, ridono, si raccontano la loro giornata. Poi la ragazza tronca bruscamente la telefonata. Ha incontrato Demetrio, un suo ex storico. Giancarlo conosce quella storia, una storia che probabilmente non si è mai chiusa per davvero. 

Iniziano, per Giancarlo, ad arrivare gelosia e paura perché Alberta, da quella sera, è cambiata. Più fredda, assente, meno socievole. A Torino inizia a starci poco e malvolentieri, appena può torna ad Aosta. Giancarlo inizialmente ci scherza, vai da Demetrio, le dice. Poi inizia ad essere più serio, inizia ad avere timori per davvero. Arrivano le litigate, le urla, le situazione non risolte, i non detti. Lui soffre, lei, agli occhi di Giancarlo, se ne frega. Invece no, Alberta soffre ed anche di più se possibile. Non sa come troncare definitivamente con Demetrio, non sa come chiudere con Giancarlo. Vorrebbe solamente essere lasciata tranquilla, ma le litigate col fidanzato la perseguitano. Non riesce a ribellarsi e rimane soggiogata da quella situazione che non vuole vivere. Rimane ferma, Alberta. Non vive più, sta nella sua apatia, nel suo nulla. Giancarlo urla, sbatte le porte, lei piange ma non sente nulla. 

Tutto finisce. 

Ecco, le righe precedenti potrebbero essere il riassunto veloce della trama di un film di Muccino. Il primo Muccino, quello romantico dove la gente urlava fino a sgolarsi, le litigate erano vere e belle e l’amore era decadente nella sua accezione più romantica. 

Però questa è la recensione di un disco. O almeno dovrebbe esserlo. 

Sì, lo è. L’altro giorno ero in macchina e stavo ascoltando questo EP, le canzoni passavano una dopo l’altra ed avevo la netta sensazione di averle già sentite, eppure non era così. Riflettendoci ho poi capito cosa stessi provando: sentivo che questi brani fossero perfetti per qualcosa in particolare e quel qualcosa era un film, ma un film preciso, uno di quelli romantici e tristi, uno di quelli che scava nelle dinamiche interpersonali tramite urla e discussioni. Sentivo dentro me quanto queste canzoni fossero perfette per spiegare tutto questo perché la poetica dei The Spell of Ducks è così: è semplice, sì, ma se analizzata più in profondità allora è tutta un’altra storia. Una storia di dinamiche diverse, di amori che vanno e che vengono, di amori che si consumano, di persone che crescono e si rendono conto della vita in divenire. 

“Hai presente quando guardi qualcuno e quel qualcosa sa di particolare?” cantano gli Spell, un po’ quello che nella mia testa è capitato ai due giovani studenti. Amori particolari, amori adulti, amori anche immaginati in un suono folk che dal vivo merita tantissimo.

Crediamo che i dischi capaci di far emergere nell’ascoltatore storie inedite siano i più coinvolgenti. I The Spell Of Ducks hanno un immaginario tutto da scrivere, e condividere con chi avrà voglia di sentirsi parte del loro mondo quotidiano e speciale.

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