di Yorgos Lanthimos – 2024

Disponibile al cinema

Durante il primo anno di magistrale, frequentai un corso di cinema con un professore particolarmente istrionico. Oltre che ad essere un corso tematicamente interessante (il cinema di guerra), alcuni suoi ragionamenti suscitarono in me interesse e attenzione.

In particolare, ricordo un suo ragionamento dedicato alle teorie del complotto, nato da una discussione sulla propaganda. Disse che, in fondo, le teorie del complotto nascono dalla paura che le persone coltivano nei confronti dell’ignoto, di ciò che non conoscono e che non sanno come spiegarsi. 

L’idea che la nostra realtà sia dominata dal caos è una cosa che crea così spavento nell’essere umano, che dall’alba dei tempi si racconta storie, costruisce miti per confortarsi nell’idea che ogni cosa sia mossa da un moto superiore che noi non possiamo comprendere. 

Da questo punto di vista, l’essere umano sembra essersi abituato ad un’eternità governata da un disegno che si muove sulle nostre teste, diventando dipendente, pur non conoscendolo, da esso. 

I personaggi di Lanthimos e Filippou (co-sceneggiatore ritrovato dopo i fortunati esordi in patria), in Kinds of Kindness, sono tutti dipendenti da qualcosa e qualcuno. Sono sudditi, deboli, fragili. Vivono solo se credono che le loro azioni, in qualche modo, possano essere ripagate. Come nel caso di un capo particolarmente affettuoso, di una moglie nei confronti del marito, o, nei riguardi di una setta che cerca il proprio messia, la quale promette un dono eterno a chi saprà trovarlo. 

La sudditanza è un tema portante, quando si parla di esistenza. Cerchiamo tutti di essere devoti a un principio, a un genitore, a una persona cara, a un Dio, nella speranza che le nostre azioni siano apprezzate dal prossimo, alla ricerca di un riconoscimento capace di rendere utile ogni nostro passo e decisione. 

Crediamo quindi di essere liberi? Ci siamo illusi di avere capacità decisionale ed arbitrio? 

Lanthimos ci ragiona su, stavolta da solo, come non succedeva dai tempi del Sacrificio del cervo sacro (con cui Kinds Of Kindness condivide in qualche modo il tema portante). Lo fa con un cast d’eccezione, una sfilza di attori divenuti ormai feticci, come Emma Stone e Willem Dafoe. Racconta tre storie, una diversa dall’altra, comune solo in un filo rosso monotematico e nei volti che vi recitano. Strabordano Margaret Qualley e Jesse Plemons, che grazie a questo film si è anche portato una statuetta a casa da Cannes, e che non mi stupirei di rivedere nel prossimo film di Lanthimos (che pare sia già in produzione). 

Tre storie diverse, come in una raccolta di racconti. La prima riguarda un uomo, Robert, che viene comandato in ogni gesto dal suo capo Raymond, in cambio di regali prestigiosi e una vita piuttosto agiata. Ma nel momento in cui gli viene richiesto di uccidere un uomo (pur con la sua accondiscendenza), si tira indietro, cominciando a perdere la stima di Raymond e quella vita che lo rendeva conforme, ma perfetto. 

La seconda storia riguarda Daniel, un poliziotto che la cui moglie Liz risulta dispersa in una spedizione scientifica. Al suo ritorno, lei pare completamente cambiata in alcune piccolezze, che bastano a suscitare in Daniel il dubbio che sia stata rimpiazzata da un’imitatrice. La devozione di Liz e alcuni “sacrifici” non sembrano essere abbastanza convincenti.

Infine, Emily, donna devota ad una setta che sta cercando il proprio profeta, capace di resuscitare chiunque sia morto. Nella loro comunità, però, bisogna mantenersi puri attraverso una rigorosa attività sessuale che coinvolga unicamente i due fondatori.

Lanthimos e Filippou ritornano al loro stile narrativo dissacrante, ironico, crudele. È una nuova storia dove non sembra esserci redenzione per nessuno dei protagonisti, costretti ad illudersi di avere controllo dove è plateale la subalternità a qualcuno che sta sempre al piano superiore, pronto a lanciare una mossa che li riporti con il culo per terra per ricominciare da capo. Finché poi non si accetta di essere devoti, sotto scacco, per vedere finalmente una carezza che rassicuri, ma che impone anche disciplina. 

Povere creature, esseri umani allo sbando, alla ricerca di un riferimento, che sia buono oppure violento. 

Yorgos è tornato.

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